Per certi versi, Juri rappresenta la leggenda delle leggende: racchiude in se stesso il gatto con gli stivali, il gobbo di Notre Dame, Gianni e Pinotto (tutti e due insieme, come se Pinotto avesse mangiato Gianni), il mago Galbusera, Paolo Rossi (tutti e due, come se l’attore avesse mangiato il calciatore) e sopratutto Batman e Robin, (lapalissianamente tutti e due, come se Batman avesse mangiato Robin e avesse l’acidità da calzamaglia).
Kankari e Juri sono quasi un binomio inscindibile, come Pis en Lov, come la genesi e il deuteronomio, come rossodisera e tomareputana, tanto che anche sua mamma lo chiama Juri dei Kankari.
Venendo al dunque, Juri è campione mondiale d’incendiamento delle flatulenze, gran maestro dell’eresia composita (antica tecnica di fusione tra IL PORCO VENETO e IL PORCO TOSCANO, viste le sue duplici origini) e profondo conoscitore dell’arte del caffè, visto che tende a smaronarci l’esistenza tra sale, umidità, densità e dimensioni del macinato, temperatura della tazzina e influenze planetarie.
Si dice di lui che abbia una “minchia tanta”, e non si è ancora capito se è un depistaggio per non pagare i diritti alla S.I.A.E. o se sia soltanto una tecnica per imbarcare. Restiamo con il dubbio, ai posteri l’ardua sentenza.
Ah, Juri merda! E chi che no ghe ‘o dise! MERDA!